L'Africa è il secondo continente più
grande del globo.
E' la culla di un ecosistema vario e
straordinario, presenta una stupefacente diversità di bellezze
naturali, tra le quali il deserto del Sahara, il Kilimangiaro, la
rigogliosa Savana e le foreste pluviali.

Al suo interno vivono etnie dalle più
esoteriche tradizioni e risiede il regno di una fauna meravigliosa.
Ma il male, con tutta la sua avidità,
non riesce a vedere il valore inesprimadible di una tale meraviglia,
e non esita per usarlo come terreno fertile nel suo depravato gioco
di manomissione del Pianeta terra a proprio interesse.
Futili materiali,
a cui dalla notte dei tempi, i corruttori dei popoli danno un assurdo
valore come diversivo per annaffiare il progetto finanziario che come
una rete intrappola il Pianeta.
La rete, come vuole il colosso
commerciale dell'epoca moderna, la globalizzazione, è tessuta dalle
industrie multinazionali.
Sei
multinazionali sono coinvolte nello schiavismo e nello sfruttamento
del lavoro minorile
- Coca Cola
- Philip Morris, con i ripettivi marchi: Marlboro, Basic, Benson & Hedges, Cambridge, Chesterfield, Commander, Dave's, English Ovals, Lark, L&M, Merit, Parliament, Players, Saratoga and Virginia Slims
- Victoria's Secret
- KYE, responsabile per la produzione di prodotti per aziende e marchi come Microsoft, XBox e HP
- Forever 21
- Hershey's
Le
compagnie minerarie
Dal forum del Wef di Città del Capo è
emerso con chiarezza che «Le compagnie minerarie internazionali
spogliano il continente africano sottraendo ai suoi governi almeno 38
miliardi di dollari all'anno attraverso pratiche di corruzione,
paradisi fiscali e altri stratagemmi finanziari» ed a denunciarlo
non sono le solite associazioni umanitarie ed ambientaliste o le
Agenzie dell'Onu, ma leader di primo piano della comunità
internazionale, come Kofi Annan, ex segretario generale dell'Onu,
Michel Camdessus, ex dirigente del Fondo monetario internazionale,
(Fmi) o Olusegun Obasanjo, ex presidente della Nigeria, tutti uomini
che una qualche responsabilità (a volte grande) per l'attuale
situazione ce l'hanno, ma che oggi fanno parte del del gruppo di
lavoro sull'Africa autore di un rapporto reso al Wef Africa 2013.
Come riporta Irib: «Non solo centinaia di aziende minerarie titolari
di concessioni in Africa sono società offshore registrate in
paradisi fiscali, ma la frode fiscale che colpisce l'Africa è di
dimensioni allarmanti», secondo il working group, «L'evasione
ammonta ad almeno 38 miliardi di dollari ogni anno, una somma
superiore agli aiuti mondiali allo sviluppo del continente».
Compagnie
Petrolifere
Da
diversi decenni, le aziende petrolifere, presenti nel delta del fiume
Niger in Nigeria - in particolare Eni,
Total
e Shell
- avvantaggiate dalla debolezza che caratterizza il tessuto normativo
nigeriano, hanno causato numerosi danni ambientali e violazioni dei
diritti umani a discapito della popolazione locale. L'inquinamento
ha contaminato il suolo, l'acqua e l'aria del delta del Niger
contribuendo inoltre alla violazione del diritto alla salute e a un
ambiente sano, del diritto a condizioni di vita dignitose, inclusi il
diritto al cibo e all'acqua, nonché del diritto a guadagnarsi da
vivere attraverso il lavoro. Basti considerare che la maggior parte
della popolazione vive di fonti di sostentamento tradizionali, come
la pesca e l'agricoltura.
Shell,
responsabile dell'omicidio del poeta ambientalista Ken Saro Wiwa
ENI,
opera in
Nigeria, con la costituzione, negli anni sessanta, di
Agip e l'avvio delle sue attività di esplorazione. Le
fuoriuscite di petrolio dagli oleodotti gestiti da Eni sono un
fenomeno ricorrente. Hanno contaminato i campi
coltivati, le falde acquifere, le paludi e i fiumi dai quali le
comunità traggono l'acqua per tutte le esigenze della vita
quotidiana. Le conseguenze delle fuoriuscite sono inoltre talvolta
aggravate dal verificarsi di incendi e da ritardi nella bonifica dei
siti inquinati.
Nei
siti produttivi di Eni sono inoltre presenti le torce di gas,
bruciato durante l'estrazione del petrolio.
A causa di questa pratica, detta gas flaring, gli abitanti
convivono con una polvere nera che si deposita nelle case, sui
vestiti e sugli alimenti e in molti lamentano problemi di salute, per
effetto degli agenti nocivi e cancerogeni sprigionati da tali torce.
La qualità di vita viene inoltre compromessa dal rumore delle torce
di gas nonché dall'odore acre e dall'illuminazione che esse
producono nell'area circostante ventiquattr'ore su ventiquattro.
(Amnesty)
Nessun commento:
Posta un commento