Poliomielite, o polio in
breve, è una malattia che è esistita fin dai tempi antichi, e
nonostante i progressi della medicina che abbiamo fatto negli Stati
Uniti in termini di salute normale e naturale, non vi è ancora
alcuna cura per questa temuta malattia invalidante.
La poliomielite,
un’afflizione virale contagiosa che attacca le cellule nervose e, a
volte, il sistema nervoso centrale del corpo, causa un fenomeno
conosciuto come atrofia muscolare (una diminuzione della massa
muscolare), e, (nei casi più gravi, ndt), può anche causare la
paralisi e la morte.
In un report della
rivista “A Science Odyssey”si legge “Dal 1900 ci sono stati
cicli di epidemie, e ognuno di essi sembrava diventare più forte e
più disastroso. La malattia, i cui primi sintomi somigliano
all’influenza, ha colpito soprattutto i bambini, ma anche gli
adulti, tra cui Franklin Roosevelt”.
Nel 1952 tutto è
cambiato, quando il dottor Jonas Salk, uno studente di medicina e
ricercatore del virus, ha sviluppato un vaccino contro la polio che,
due anni più tardi, è stato accettato per la sperimentazione a
livello nazionale. Il principio alla base del vaccino era semplice e
familiare: come il vaccino che era stato sviluppato per combattere il
vaiolo, anche il vaccino antipolio introduceva una piccola quantità
di virus nel corpo, che poi sviluppava anticorpi e la capacità di
combattere i ceppi più potenti del malattia.
Sicuramente il vaccino di
Salk registrò un successo iniziale, poiché il 60-70 per cento delle
persone vaccinate non svilupparono la malattia. Poi iniziarono anche
i primi problemi. Circa 200 persone che erano state vaccinate
contrassero la malattia, e 11 di loro morirono, costringendo a
fermare tutta la sperimentazione. Una volta che si stabilì che c’era
un difetto, un lotto mal fabbricato del vaccino che causò questi
casi, gli standard di produzione furono resi più restrittivi e le
vaccinazioni su vasta scala a livello nazionale ripresero. Quattro
milioni di vaccini sono stati usati dal 1955 al 1959, 90 paesi li
hanno usati.
Detto questo, quei primi
casi non furono la prima e ultima volta in cui il vaccino uccise. In
realtà, il vaccino antipolio di Salk in tutta la sua storia di
utilizzo, ha lasciato un cammino di morte sulla sua scia.
Una scoperta
mortale
La produzione e la
distribuzione a livello nazionale del vaccino contro la poliomielite
entrò in vigore prima della fine del 1950, ma tra il 1959 e il 1960
il Dr. Bernice Eddy, un ricercatore dell’Istituto Nazionale della
Salute (NIH), fece una scoperta sorprendente.
Secondo un rapporto da
Michael E. Horwin, MA, JD, pubblicato il 3 Novembre 2003, e
rilasciato dalla Albany Law Journal of Science & Technology:
esaminando le cellule renali macinate di scimmie rhesus – da cui i
vaccini antipolio derivarono - scoprì “che le cellule sarebbero
morte senza alcuna causa apparente.”
Horwin scrisse:
La Dottoressa Eddy scoprì
che le cellule sarebbero morte senza alcuna causa apparente. Lei
prese le sospensioni del materiale cellulare da queste colture di
cellule renali e lo iniettò nei criceti. I tumori crebbero nei
criceti. Poco dopo, gli scienziati della società farmaceutica Merck
& Co. scoprirono quello che in seguito sarebbe stato individuato
come lo stesso virus identificato da Eddy. Questo virus è stato
chiamato Simian Virus 40 o SV40 perché era il 40° virus che si
trovava nelle cellule del rene di scimmia.
Pochi mesi dopo, nel
1960, il Dr. Benjamin Sweet e Dr. Maurice Hillman, entrambi
scienziati della Merck, pubblicarono i loro risultati. Scrissero che
tali virus erano comuni in quella particolare razza di scimmie, in
particolare nei loro reni:
La scoperta di questo
nuovo virus, l’agente vacuolizzante, rappresenta il riconoscimento
di un virus fino a quel momento “non rilevabile”, un virus di
culture renali di scimmia e sollevò l’importante questione
dell’esistenza di altri virus… Come illustrato nella presente
relazione, tutti e 3 i tipi di vaccino antipolio con virus vivo di
Sabin, somministrati a milioni di persone di tutte le età, erano
stati contaminati dal virus vacuolizzante…
Il termine “virus
vacuolizzante” è l’altro nome per SV40. Horwin disse, che più
tardi, nel 1962, la dottoressa Eddy pubblicò ulteriori risultati per
quanto riguardava il legame tra cancro e SV40.
Il virus (SV40) fu
iniettato in una sola volta in 13 criceti e 10 topi neonati. Le
neoplasie per via sottocutanea si svilupparono in 11 dei 13 criceti
tra i 156 e 380 giorni…
Il Coro dei
“negazionisti”
Poco dopo che la scoperta
della Dottoressa Eddy fu resa pubblica, una serie di ricercatori e
scienziati di grande rilievo, tra cui lo stesso dottor Salk, si fece
avanti per difendere il vaccino antipolio.
Una storia pubblicata il
7 aprile 1963 dall’Associated Press (“New Data Ties Cancer,
Virus”), riportò le citazioni di un certo numero di scienziati che
sottolinearono che, ad oggi (all’epoca dell’articolo quindi nel
1963, ndt), non era stato scoperto nessun collegamento tra SV40 e
cancro negli esseri umani.
L’Associated Press,
citando il dottor Michael B. Shimkin del National Cancer Institute,
scriveva “Mi sembra che se ci fosse un pericolo associato al SV-40,
orami l’avremmo riconosciuto”. Dr. Shimkin continuò a sostenere
che “il pubblico può essere rassicurato” perché attenti studi
“non hanno prodotto nessuna prova che nel corso degli ultimi sette
anni si è registrato un aumento di leucemia o di cancro che può
essere attribuito all’SV-40.”
Il Dr. Joseph L. Melnick
della Baylor University in Texas concordò, dicendo che non era stato
scoperto alcun legame, facendo eco all’affermazione del dottor
Salk, e approvando la storia AP e affermando che anche il dottor Eddy
“ha detto che questo virus non è noto per indurre tumori nell’uomo
o scimmie”.
Prove di supporto
Nel 1960, Horwin nota: il
vaccino antipolio iniettabile Salk era stato dato a circa 98 milioni
di bambini e di adulti americani, mentre la versione orale di Sabin
era stata somministrata a circa 10.000 americani e decine di milioni
di cittadini sovietici, dove erano stati condotti gli studi. “E’
stato stimato che il 10% e il 30% dei vaccini conteneva SV40 vivo”.
Horwin sottolineò che, nonostante il legame scoperto dalla
Dottoressa Eddy, nessuna agenzia federale e nessuna nuova regola
federale regolò la fabbricazione, la vendita e la distribuzione di
vaccini obbligando i produttori del vaccino antipolio a “scartare i
loro semi del poliovirus SV40 contaminati che sono stati la fonte di
tutti i vaccini antipolio successivi.”
Successivi test federali
dei vaccini, avvenuti a metà degli anni 1960, erano anch’essi
inadeguati, come nota Horwin, perché “i test sull’ SV40 di
quattordici giorni non erano abbastanza lunghi per rilevare il
virus.” Eppure, negli anni dopo, l’incidenza del cancro
pediatrico aumentò.
“Infatti, – egli scrisse – il
tasso di cancro pediatrico ha continuato a salire attraverso nel
1960, ’70, ’80 e ’90,”.
Questa affermazione è
supportata anche da altre ricerche.
“Che il cancro
infantile sta diventando sempre più comune è una questione
controversa tra gli scienziati”, scrive Amy D. Kyle, per
EnviroHealthPolicy.net e aggiunge – notando un grafico che ha
seguito l’aumento dei tassi di cancro pediatrico nella seconda
parte del 20 ° secolo –“I dati provenienti dai sistemi di
monitoraggio del cancro negli Stati Uniti suggeriscono che il cancro
infantile è in aumento”.
L’ American Childhood Cancer
Association fa un passo avanti, affermando che secondo le
statistiche, il cancro è il killer numero uno dei bambini negli
Stati Uniti.
Nel 2005 il National Network for
Immunization Information pubblicò un rapporto in qualche modo in
conflitto per quel che riguarda un legame tra SV40 e tassi di cancro
in aumento.
“Anche se SV40 ha
proprietà biologiche coerenti con un virus che causa il cancro, non
è stato definitivamente stabilito se ha causato il cancro negli
esseri umani”, diceva il rapporto. “Studi epidemiologici di
gruppi di persone che hanno ricevuto il vaccino antipolio durante
1955-1963 non mostrano un aumentato rischio di cancro.”
Ma più tardi, lo stesso rapporto
sembrava contraddire se stesso:
“Tuttavia, un certo numero di studi
hanno trovato SV40 in alcune forme di cancro negli esseri umani, come
mesoteliomi – tumori rari che si trovano nei polmoni – tumori al
cervello e delle ossa; il virus è stato anche trovato in
associazione con alcuni tipi di linfoma non-Hodgkin”.
Nel 2002, il comitato di revisione di
sicurezza della IOM (Institute of Medicine) concluse che i dati
disponibili erano insufficienti per definire se il vaccino antipolio
contaminato poteva aver causato il cancro. Poiché non vi era prova
biologica, il Comitato ha raccomandato la costante attenzione della
sanità pubblica sotto forma di analisi politica, di comunicazione, e
di ricerca biologica mirata.
Ci fu anche uno studio da
parte della National Academy of Sciences, condotto su richiesta del
Centers for Disease Control and Prevention, e non dette risultati
“definitivi”. Un gruppo di esperti medici e scientifici
incaricato di esaminare ogni possibile legame tra SV40 e aumento del
rischio di cancro concluse:
Gli elementi disponibili
sono “inadeguati per accettare o rifiutare una relazione causale
tra vaccini antipolio contenenti l’SV40 e il cancro”.
“E’ forte la prova
biologica che SV40 è un virus trasformante,” uno che è in grado
di “indurre trasformazione maligna delle cellule animali in
coltura”
“E’ limitata la prova
biologica che l’esposizione all’SV40 potrebbe causare il cancro
negli esseri umani in condizioni naturali”
“E’ limitata la prova
biologica che l’esposizione all’SV40 derivante dal vaccino
antipolio è legata all’infezione da SV40 negli esseri umani.”
Nella parte delle sue
conclusioni nella “valutazione di rilevanza”, la relazione del
quadro finale dichiarò,
“Il comitato ha concluso che le
preoccupazioni circa l’esposizione al virus SV40 attraverso la
contaminazione accidentale di vaccini antipolio sono significativi a
causa della gravità dei tumori che hanno esiti negativi per la
salute e perché potrebbero far venir meno la fiducia del pubblico
nel programma di immunizzazione della nazione”.
Inoltre il rapporto
finale non raccomandò “una revisione della politica del vaccino
antipolio da uno qualsiasi organo consultivo nazionale o federale del
vaccino”, perché il vaccino antipolio attuale era libero
dall’SV40, ma raccomandò “lo sviluppo di test sierologici
sensibili e specifici” per il virus, così come “lo sviluppo e
l’uso di … tecniche standardizzate per il rilevamento del virus
SV40.
Casi reali –
Reali conclusioni
In un rapporto del 15
luglio 2001, il San Francisco Chronicle pubblicò un racconto
dettagliato della crescente preoccupazione tra i ricercatori che il
virus SV40 trovato inizialmente in quei vaccini antipolio era infatti
responsabile di elevati tassi di cancro.
“Per quattro decadi, i
funzionari del governo hanno insistito sul fatto che non ci sono
prove che il virus delle scimmie chiamato SV40 è dannoso per gli
esseri umani. Tuttavia, negli ultimi anni, decine di studi
scientifici hanno scoperto il virus in un numero sempre crescente di
rari tumori correlati del cervello, delle ossa e dei polmoni, lo
stesso tumore maligno che SV40 provoca negli animali da laboratorio”.
Il rapporto aggiunge “Ancora più preoccupante, il virus è stato
rilevato nei tumori rimossi da persone mai inoculati con il vaccino
contaminato, portando alcuni a preoccuparsi che quelli infettati dal
vaccino potrebbe aver diffuso l’SV40.”
Il Dr. Michele Carbone di
Loyola University Medical Center a Maywood, Illinois, disse al
giornale che riteneva che il virus fosse cancerogeno per l’uomo.
“Dobbiamo creare terapie per le persone che hanno questi tipi di
cancro, e adesso possiamo essere capaci di farlo perché abbiamo un
obiettivo – SV40,” disse.
Altri dicevano che i
pochi studi del governo per quanto riguarda il nesso potenziale erano
stati viziati.
Il Dott. Adi Gazdar, un
ricercatore dell’Università del Texas Southwestern Medical
Center cancer disse”Il governo non ha promosso una vera ricerca.
Ecco cosa forse affligge milioni di americani, e sono indifferenti,”
e aggiunse “Forse non vogliono sapere.”
Barbara Loe Fisher,
presidente e co-fondatore del National Vaccine Information Center,
un’organizzazione non-profit che promuove la sicurezza del vaccino,
ha testimoniato davanti al sottocomitato di riforma del Comitato
Governo alla Camera per i diritti umani e benessere nel settembre
2003 che:
[O]ggi, le agenzie
sanitarie federali statunitensi ammettono i seguenti due fatti: il
vaccino antipolio Salk rilasciato per uso pubblico tra il 1955 e il
1963 è stato contaminato con SV40 e che l’SV40 ha dimostrato di
provocare il cancro negli animali.
Proseguendo, la Fisher ha
detto che in una conferenza 1997 sull’SV40 e i tumori umani
tenutasi al National Institutes of Health, a cui aveva partecipato,
“non vi era disaccordo fra gli scienziati governativi e quelli non
governativi su questi due fatti”.
“L’unico disaccordo
era se l’SV40 è stato effettivamente individuato nei tumori di
bambini e adulti che vivono oggi e, se lo fosse, se il virus della
scimmia era infatti il responsabile del loro cancro. Scienziati non
governativi che lavorano in laboratori indipendenti di tutto il mondo
hanno detto, ‘Sì’. Ma gli scienziati legati al governo degli
Stati Uniti ha detto ‘No’.” ha aggiunto la Fisher.
La Fisher ha continuato
dicendo che “gli scienziati non governativi accreditati in diversi
laboratori di tutto il mondo continuano a identificare SV40 nel
cervello umano e nei tumori di bambini e adulti ai polmoni e stanno
scoprendo che l’SV40 è anche associato a tumori ossei e dei
linfomi non-Hodgkin.”
Nonostante le smentite in
corso, un numero crescente di ricercatori continuano a sostenere che
non solo c’è un legame autentico tra vaccini di Salk contaminati
con SV40 e il cancro, ma che i funzionari del governo federale e le
agenzie responsabili di garantire la sicurezza di tali vaccini –
allora e di oggi – odiano ammetterlo, forse perché temono le
ricadute in termini di cause legali e perso credibilità.
Ma alla fine è probabile
che vi sia una prova sufficiente per forzare un cambiamento, perché
in base a ciò che è ancora in fase di scoperta del legame, il
problema non andrà via comunque via molto presto.
Traduzione dall’articolo di naturalnews del 29 giugno 2011: The true story of SV40, the cancer-causing virus hidden in polio vaccines
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