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venerdì 12 settembre 2014
9/11: Il Mondo è stato ingannato con la complicità dei media
9/11 INVESTIGATE:
Tutto ciò che dobbiamo sapere sul ruolo vitale dei principali mezzi d'informazione nel perseguimento della ricerca della verità e nel proseguimento delle campagne mediatiche rivolte contro o a favore dei Governi, lo possiamo imparare osservando come funziona il gioco delle tre carte.
Si tratta di un gioco evidentemente truffaldino in cui il cartaio dispone tre carte su di un tavolino pieghevole, ci mostra che una di esse è la regina di picche, le capovolge e le sposta rapidamente. Siamo sicuri di sapere dov'è la regina e abbiamo visto il tizio prima di noi vincere facilmente un paio di volte, così scommettiamo i nostri soldi. Se quel tipo dall'aria un pò tonta può vincere, possiamo farlo anche noi. Eppure, incredibilmente, abbiamo puntato sulla carta sbagliata. Abbiamo perso. Abbiamo fatto la figura del pollo.
I polli del gioco delle tre carte non possono vincere, perché è risaputo che è tutto un imbroglio, eppure, mentre ce ne andiamo, vediamo che si è formata una fila di altri polli, con gli occhi sgranati, la bocca aperta, le mani in tasca, affascinati da quello spettacolo e pronti a tirar fuori i soldi non appena il cartaio riesce ad acchiapparli. Perché? Perché anche loro hanno visto vincere quello stesso tizio dall'aria un pò tonta. quello che non sanno è che si tratta di un complice.
I complici sono altri imbroglioni che inducono i polli a partecipare al gioco truccato con una messinscena volta a convincerli che non c'è alcun inganno e che se continuano a giocare, alla fine vinceranno. La funzione di un buon complice è anche quella di distogliere l'attenzione della polizia da quell'azione illegale. In tribunale, dove i cartai del gioco delle tre carte sono considerati imbroglioni e ladri, i complici sono considerati "corresponsabili" e quindi passibili della stessa pena se incriminati e giudicati colpevoli dopo un processo.
In quello che Roberto Quaglia definisce il più straordinario colossal mediatico di tutti i tempi, "America under Attack", i grandi mezzi d'informazione non sono altro che dei complici, il cui successo nello svolgere questa funzione non ha pari nella storia di raggiri, truffe e fregature, come si può giudicare dall'efficacia con cui continuano a venderci un inganno talmente ovvio da indurre sempre più persone ad avvicinarsi alle così dette "versioni non ufficiali" [1].
Quando si ha a che fare con un "paranoico", con un "fissato", però, la paranoia diventa uno strumento di conoscenza. Quando la ragione, questo esile lumino, non riesce a diradare il buio in cui ci si ritrova, quando si intuisce che c'è qualcosa che non va ma il normale modo di ragionare non dà alcun frutto e, anzi, accresce la sensazione di malessere e di frustrazione che ci attanaglia, la paranoia può essere utile per vedere dove la ragione non riesce a vedere. Purché sia paranoia vera, e in quantità sufficiente. Come dice Tom Sizemore nel film di Kathryn Bigelow "Strange Days", "Il punto non è se sei paranoico. Il punto è se sei abbastanza paranoico." [2].
E, in questo caso, non serve neanche essere eccessivamente "paranoici" o "fissati", basta esserlo quel tanto che basta per spingersi oltre il proscenio, costituito dalle vetrate del "World Trade Center", oltre il palcoscenico, costituito dal "World Trade Center" e puntare direttamente al "backstage" del più straordinario colossal mediatico di tutti i tempi "America under attack", ovvero le vetrate opposte al foro d'entrata.
A volte, semplicemente cambiando il punto di vista, molte certezze sembrano crollare...
Note e fonti:
[1] "La grande truffa del 'World Trade Center'", di Michael Levine, scritto per "Tutto quello che sai è falso 2 - Secondo manuale dei segreti e delle bugie", a cura di Russ Kick, 25, 26
[2] "Prefazione" di Sandro Veronesi, tratta da "L'incredibile menzogna", di Thierry Meyssan, Fandango libri
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